Seguici
La voce amica della tua città
In Onda
Ascolta Radiostuni

Ostuni, lettera alla città di don Maurizio Caliandro per il mese dei defunti

“Cari amici,

in questo tempo in cui l’autunno si fa più silenzioso e la terra raccoglie le sue ultime luci, la nostra città si ferma per ricordare. È il tempo della memoria e della speranza, in cui i passi si fanno più lenti e i pensieri tornano a chi ci ha preceduto, a coloro che hanno scritto, con la loro vita, pagine preziose della nostra storia personale e comunitaria.

Ricordiamo con riconoscenza i genitori, che ci hanno generato alla vita e ci hanno insegnato, spesso più con l’esempio che con le parole, la via del bene e della fede.

Ricordiamo i giovani, che hanno lasciato questa terra troppo presto: chi a causa di un incidente improvviso, spezzando in un istante il filo di sogni ancora intrecciati; chi a causa di una malattia, vissuta con una forza e una maturità che ci hanno rivelato quanto la vita, anche nel dolore, possa essere luminosa. In loro rivediamo la speranza che non muore, la giovinezza che continua in Dio, dove ogni ferita diventa luce.

Ricordiamo i bambini, che hanno conosciuto il cielo prima ancora di conoscere il mondo, e che ora abitano la tenerezza infinita di Dio.

Ricordiamo gli anziani, radici della nostra comunità, memoria viva di sacrificio e di amore, spesso vissuto nel silenzio e nella discrezione. Alcuni di loro se ne sono andati soli, ma nessuno di loro è dimenticato: Dio li ha accolti come figli preziosi, dopo una vita donata con semplicità.

Ricordiamo i sacerdoti che hanno servito con dedizione le nostre comunità, annunciando la Parola, condividendo la gioia e il dolore della gente, e che ora intercedono per noi nella pace eterna.

E ricordiamo con particolare affetto coloro che sono morti soli, senza una mano da stringere o una voce da ascoltare negli ultimi istanti. Nessuna di queste vite è andata perduta: ogni respiro, ogni lacrima, ogni preghiera nascosta è custodita nel cuore di Dio, dove nulla si perde.

Li ricordiamo tutti, uno per uno, con i loro volti, le loro fatiche, la loro bontà. Non sono scomparsi: sono soltanto passati oltre il velo dell’eternità, là dove ogni lacrima è asciugata e ogni ferita è risanata.

Nel mistero della comunione dei santi, non esiste separazione definitiva: chi ci ha preceduto vive in Dio e in Lui ci resta accanto. L’amore non conosce confini di tempo o di spazio. Se oggi il nostro cuore piange, è perché ha amato davvero. Ma proprio quell’amore, che sembra ferirci, è ciò che ci unisce in modo nuovo, invisibile ma reale, a chi è entrato nella pienezza della vita.

A chi è nel dolore per una perdita recente, diciamo con dolcezza: non c’è notte che non porti in sé il seme dell’alba. Le tombe non sono l’ultima parola, ma la soglia su cui fiorisce la speranza. Dio non dimentica i suoi figli, e ogni vita, anche la più fragile, rimane custodita nel suo cuore come un dono eterno.

Guardiamo i nostri cimiteri: non sono luoghi di assenza, ma giardini di attesa. Ogni nome inciso sulla pietra è una preghiera che continua a parlare, è una storia che Dio non lascia svanire.

Ritroviamo, allora, la fiducia nell’eternità: quella che nasce non da un sogno, ma dalla promessa di Cristo risorto. “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà.” (Gv 11,25). Questa parola non è un’illusione: è la certezza che la morte non ha vinto, e che l’amore che abbiamo donato e ricevuto rimane per sempre.

A voi, mamme e papà che avete perso un figlio; a voi, figli che piangete un genitore; a voi che portate nel cuore il volto di un nonno, di un amico, di un sacerdote, di un fratello: non smettete di credere nella continuità dell’amore.

Loro sono con noi, in un modo nuovo, purificato, eterno. E a voi, cari defunti, che vivete ormai nella luce di Dio, affidiamo la nostra città: proteggetela, intercedete per noi, insegnateci a non temere la vita e a non fuggire la morte. Fateci comprendere che ogni istante, se vissuto nell’amore, è già frammento di eternità.

Che questo mese dei defunti diventi per tutti un tempo di gratitudine e di speranza, dove il ricordo non sia solo nostalgia, ma fiducia. Perché la vita non finisce: si trasforma. E chi amiamo non è perduto: vive in Dio, e in Lui ci attende. Con affetto e benedizione.”

Don Maurizio Caliandro, Vicario foraneo

Radiostuni News