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Museo di Ostuni: Il feto di “Ostuni 1” è un maschio, la conferma dopo 34 anni

Dopo 34 anni dalla scoperta della sepoltura paleolitica di “Ostuni 1”, nuove ricerche scientifiche hanno stabilito che il feto di circa 8 mesi, ritrovato nel grembo della giovane donna vissuta 28.000 anni fa, è di sesso maschile. Lo ha comunicato il professor Donato Coppola, archeologo e scopritore del sito, sottolineando l’importanza storica della scoperta.

Il risultato, ottenuto grazie ad analisi avanzate sul DNA, conferma il valore eccezionale della sepoltura rinvenuta nella grotta di Santa Maria di Agnano, considerata unica al mondo. Le nuove indagini genetiche aprono ora la strada a ulteriori studi su uno dei più antichi e significativi casi di maternità preistorica documentati.

«È una notizia che aspettavamo da tantissimo tempo – ha dichiarato Donato Coppola – solo ora, grazie a tecnologie avanzatissime e alla collaborazione con l’Istituto di Antropologia della Sapienza di Roma e altri centri europei, abbiamo la certezza: il feto era maschio. E non solo: il DNA è risultato tra i meglio conservati al mondo per individui del Paleolitico. Questa scoperta – ha continuato Coppola – ci tranquillizza anche da un punto di vista interpretativo. Per anni si potevano fare solo ipotesi, spesso molto aleatorie. Ora possiamo rispondere con dati certi a una delle domande che più spesso ci venivano poste. Ma il lavoro non finisce qui: le analisi continueranno, per chiarire le relazioni genetiche tra madre e figlio, e per indagare eventuali paleopatologie che possano aver causato la loro morte».

Il sito e i reperti sono custoditi al Museo Civico di Ostuni, punto di riferimento internazionale per lo studio delle civiltà paleolitiche.

«La scoperta, eccezionale nel suo genere – afferma il presidente dell’Istituzione Museo di Ostuni, Giuseppe Abbracciavento – è l’esito di una ricerca che non è mai finita in ordine a “Ostuni 1”, alla donna di 28mila anni fa, al suo feto e al contesto in cui è vissuta. Non si trattava soltanto di colmare un vuoto di conoscenza, ma soprattutto di iniziare con questa scoperta un nuovo percorso di ricerca, una nuova traiettoria finalizzata al sequenziamento del DNA, visto che la comunità scientifica è concorde nel ritenere che si tratti di uno dei più rilevanti e importanti al mondo. Siamo fieri di questa scoperta e del fatto che la comunità di Ostuni, attraverso l’Istituzione Museo, detiene un patrimonio così importante che si sforza di conservare, valorizzare e rendere fruibile, per proiettare la donna di Ostuni verso nuovi scenari di conoscenza».

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